giovedì 23 giugno 2011

VENTO DI PRIMA ESTATE

di Giorgio Caproni

A quest'ora il sangue
del giorno infiamma ancora
la gota del prato,
e se si sono spente
le risse e le sassaiole
chiassose, nel vento è vivo
un fiato di bocche accaldate
di bimbi, dopo sfrenate
rincorse.

 

DELLE VOLTE UN NO NEGA

di Pedro Salinas


Delle volte un no nega
più di quanto voleva, si moltiplica.
Si dice «no, non verrò »
e si disfano le infinite trame
lentamente intessute dei sì,
si negano promesse che nessuno ci ha fatto,
non altri che noi stessi, nell’orecchio.
Ogni breve minuto ricusato,
-forse quindici,trenta?-
si amplifica di senza fine, è come secoli,
e un «no, stanotte no »
può negare l’eterno delle notti,
la pura eternità.
Difficile saper dove ferisce
un no! Innocentemente
esce da labbra pure, un puro no;
senza macchia né ardore
di ferire, va in aria.
Ma l’aria è tutta piena
di speranze che volano, le incontra,
e le trafigge nelle tenere ali
con grande forza cieca, non volendo,
le lascia senza vita e si conficca
nel tetto azzurro che ci figuriamo
e di lì apre una crepa.
O lì rimbalza
e il suo ferreo colpire
fa strada al rovescio e gli dilacera
il petto, al petto stesso che lo disse.
Un no spaventa. Va sempre lasciato
al bordo delle labbra e dubitarne.
O dirlo così dolcemente
che arrivi
a chi non l’aspettava,
con il suono d’un «sì»,
se anche non disse sì chi lo diceva.


I VERSI

di Vittorio Sereni

Se ne scrivono ancora.
Si pensa ad essi mentendo
ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri
l’ultima sera dell’anno.
Se ne scrivono solo in negativo
dentro un nero di anni
come pagando un fastidioso debito
che era vecchio di anni.
No, non è più felice l’esercizio.
Ridono alcuni: tu scrivevi per l’Arte.
Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.
Si fanno versi per scrollare un peso
e passare al seguente. Ma c’è sempre
qualche peso di troppo, non c’è mai
alcun verso che basti
se domani tu stesso te ne scordi.


domenica 19 giugno 2011

RESISTENZA

di Abilio Estevez

Non ci sono tesori, dicono i pellegrini che ritornano.
Se ne stanno lì, sul ciglio delle strade, sulle sponde di mari e
fiumi, senza dormire e senza poter toccare l'acqua, maleodoranti e
allucinati, a indicare impauriti l'orizzonte.
Non ci sono tesori, dicono e chiudono gli occhi, e spezzano i
bastoni, e si gettano a terra e non aspettano.
Non implorano più, non supplicano più. Il cielo non risponde e
non c'è speranza nei sogni.
È una menzogna la storia dei galeoni sommersi. Non
esistono i forzieri sepolti sul fondo degli oceani, con
tutto l'oro delle antiche corti, coi rubini, gli
smeraldi e le corone degli imperi scomparsi.
Non c'è mai stato un simile sfavillio in mezzo ai pesci,
ripetono, deliranti, i pellegrini che tornano.
Ignori perché si sono stancati, chi li ha dissuasi, quale
demone dell'impazienza ha spento tra le alghe la luce
dell'oro e delle pietre preziose.
Tu ti fermi un istante.
Non ci sono tesori, gridano disperati.
(Non voltare la testa. Non li vedere con gli occhi vuoti. Non
li sentire. La strada è lunga e non c'è tempo da perdere.)


venerdì 17 giugno 2011

ALZA LE TUE BRACCIA


di Juan Gelman

Alza le tue braccia,
esse racchiudono la notte,
scioglile sulla mia sete,
tamburo, tamburo, mio fuoco.
Che la notte ci copra con una campana,
che suoni soavemente ad ogni colpo dell'amore.
Seppelliscimi l'ombra, lavami con la cenere,
toglimi dal dolore, puliscimi l'aria
voglio amarti libero.
Tu distruggi il mondo affinché questo accada
tu dai inizio al mondo affinché questo accada.

 

venerdì 3 giugno 2011

SENZA TITOLO


Buongiorno, mezzanotte.
Torno a casa.
Il giorno si è stancato di me:
come potevo io - di lui?

Era bella la luce del sole.
Stavo bene sotto i suoi raggi.
Ma il mattino non mi ha voluta più,
e così, buonanotte, giorno!

Posso guardare, vero,
l'oriente che si tinge di rosso?
Le colline hanno dei modi allora
che dilatano il cuore.

Tu non sei così bella, mezzanotte.
Io ho scelto il giorno.
Ma, ti prego, prendi una bambina
che lui ha mandato via.