lunedì 25 aprile 2016

Tu hai sempre un altro impegno!

di Marina Mariani

"Tu hai sempre un altro impegno! - gli dicevano gli amici
e lui restava lì col suo cappotto invecchiato.

Loro partivano dai Quattro Canti o dalle Quattro Fontane
spargendosi via per il Centro barocco tra cupole e vetrine
e s'incontravano poi con pacchi e Baedeker
si facevano cenno, si riconoscevano.

Avevano cercato di trascinarlo con loro
ognuno illustrando il suo futuro percorso certo o probabile,
dando indicazioni circostanziate di affreschi e trattorie
e negozi con esclusiva merce pregiata inglese, se argenti,
di Cefalù se fiancate di carretti;
o descrivendo caffè di antica gloria letteraria,
piazza dagli incontri arcani altrove irrealizzabili,
salotti di gioielli e di dame; e lui ascoltava,
tutto seguiva con lo sguardo e l'orecchio vigile;

che poi restasse lì era ormai scontato,
lo sapevano tutti.






CIRCE

di Giorgio Vigolo

E chissà che questa non sia la morte.
Pallide strade perdonsi nell’erba
stridula al vento della sera fredda;
alberi non vedo né casolari
ma solo il circo dei monti deserti
che orla ancora un tramontato sole.

A mano a mano che inoltro mi spoglio
d’umanità nel desolato vespero;
i prati, il cielo mi vuotano l’anima
e mi sento lentamente svenare
dalla solitudine che m’assorbe.

Non resisti alla gran forza dei monti
che ti si bevono come una pioggia
e i ricordi scendono sotto terra,
che nome avevi adesso non sai più.

Tremendi, i colori della campagna
quando consumano i tuoi sensi umani
e a poco a poco ti mutano in terra,
quando ti fanno diventare prato,
distesa d’acque, orrore di pietraia.

E non ti puoi più alzare in piedi e correre
e chiamare.
Solitudine, hai vinto.



TANTO APRILE IN OTTOBRE

di Jorge Riechmann



1

Tanto dolore scritto in questo corpo.
Tanta luce annegata in questi occhi chiari.
La rosa è senza fine perché
                                      – lo sapevi.
Il dolore non ha mai uno scopo.

2

All’ospedale il tempo è un altro tempo.
Segue regole distinte:
latte caldo alle quattro e alle undici,
colazione alle nove,
tante medicine in vasetti di plastica,
misurare la pressione al mattino e alla sera,
visita dei dottori più o meno alle dieci,
il pranzo all’una, così presto…
Ciò che svanisce è l’impazienza.
La camera è un vagone ferroviario
e il treno non sarà a destinazione
prima di tre settimane.
Un visitatore ha osservato
che Madrid vista da questo decimo piano
è un olio di Antonio Lopez.

3

Dopo il mitoxantrone
orini azzurro.
Vicino agonizza un giovane
al quale hanno segato la gamba fino all’anca:
amputata pesava trentacinque chili,
più che il resto del suo corpo adesso.
Un mesmetizzatore lo ipnotizza
perché non voglia morire
però muore.
Tu orini un azzurro
contiguo a quell’agonia.

4

Queste malattie si portano via molte cose.
Ciò che rimane
provo a chiamarlo essenziale.
Per esempio: sei viva. Ti amo.

5

Il caffellatte costa ottanta pesetas.
Il succo d’arancia naturale, duecento.
Un litro e mezzo d’acqua
minerale costa centoventicinque.
La cura – che paga
il Servizio Sanitario Nazionale – da sei a otto milioni.

6

A volte ho pensato ch’eri già morta
e io vivevo una vita senza te,
forse con un’altra donna.

La libertà di un dolore.
M’immagino a rileggere i tuoi quaderni
scritti con quella grafia che giudicavi così brutta.

E allora capisco che quella vita
è un pozzo secco che in realtà non immagino
e non avrebbe a che vedere niente con me,
niente.

7

In piedi dietro di te
ti cingo la vita con le braccia
mentre ti pieghi per lavarti il viso
(questa mattina sei svenuta
e sei tornata in te con un minuto di terrore
sulla lingua).
Ti sostengo perché tu non cada,
la mia carne stretta alla tua carne.

Mentre stiamo così
penso a quante volte siamo stati così
ma la mia carne dentro la tua carne
ma la tua carne avvolgendo la mia carne.

E d’un tratto sei tu che mi sostieni
perché io non cada.

8

Sogni
che bruciano un cavallo da dentro

e il giorno dopo inizia la febbre.

9

Il tonico per il viso e la crema idratante
anche con trentanove gradi.
Anche quando questo rappresenta più lavoro
di quello del giorno in cui più hai lavorato in vita tua.
Tutto questo lavoro
per salvare la freschezza della pelle

salvare la vita e il mondo
che oggi dipendono dalla freschezza della pelle.

10

Un arcipelago di piccole stelle di sangue
sulle cosce.
Hai solo dodicimila piastrine oggi.
Han battezzato le tue stelline petecchie.

11

Sei sacra
La tua orina puzza
sei sacra
Ti cadono i bei capelli neri
sei sacra
Le gambe non ti sostengono
sei sacra
Le ferite non cicatrizzano
sei sacra
Senza morfina non sopporti le piaghe della bocca
sei sacra
sei sacra
e per questo domani scende la febbre
scende la febbre azzurra
inizia il giorno della tua restituzione.

12

È passata, è passata, e restano soltanto
i ragazzini che cavalcano le loro mountain-bikes nello spiazzo
– oltre il parcheggio, così piccoli
dal decimo piano –
e quella goccia di sangue sulle stoviglie di plastica.