giovedì 9 marzo 2017

SONO LONTANE DA ME

di Eugenio Montejo


Sono lontane da me le ore del tuo amore,
sotto una luce di neve,
in qualche città che non conosco.
Le nostre vite si raggiungono, si confondono,
si scambiano singhiozzi, baci, sogni
ma siamo lontani miglia l’uno dall’altra,
forse in secoli diversi
su due pianeti erranti che si cercano
stanchi di non trovarsi





NON DA' SOLLIEVO IL TEMPO

di Edna St. Vincent Millay


Non dà sollievo il tempo; mentivate
dicendo che sarebbe stata breve
la mia pena. Lo sento nella pioggia
che piange, alla marea che si ritira;
sciolte le vecchie nevi ad ogni picco,
le foglie dell'altr'anno son fumo sui sentieri;
non cosí per l'amaro della morte,
che resta, opprime il cuore, abita in me.
Ho paura di andare in troppi luoghi
che traboccano della sua memoria.
E se respiro in qualche quieta stanza
ignota al passo e al volto luminoso,
dico "non c'è memoria, qui, di lui"
e resto frastornata a ricordarlo.




C'E' UN LIMITE AL DOLORE

di  Ennio Flaiano



C’è un limite al dolore
in quel limite un caro conforto
un’improvvisa rinunzia al dolore.
Il pianista cerca un fiore nel buio
e lo trova, un fiore che non si vede
...e ne canta la certezza.
Il gioco è questo: cercare nel buio
qualcosa che non c’è, e trovarlo.
 

IN DUBIO PRO REO

di Vincente Gallego


Questa sera rileggo le mie parole
per rifinire il loro tono e offrirle
a un oscuro editore. E rivedendo
le loro sillabe esatte e traditrici
mi tentano lo sconforto e l’accidia.
Dove nascondono la vita che serbavo
nel loro solaio di ombre, dove celano
la passione che mi obbligò a tracciarle?
Non trovo risposta, e nel loro specchio
scopro soltanto il volto di uno sconosciuto.
Non c’è luce nelle mie parole, ai miei occhi
mancano di bellezza. Perché allora
persistere nella loro illusione, e perché
offrirle ora agli altri?
Forse nella speranza
del lettore futuro che immaginò Cernuda?
È bello il suo sogno, e la poesia
è molto bella, ma io mi domando,
disilluso, se può la mia lettura,
con il suo fervore odierno,
dare a quell’uomo la felicità
che scrisse di non provare; se meriterò
questo incerto lettore; e in che strana maniera
i versi e la vita che sentiamo frustrati
sapranno compiersi un giorno negli occhi di un altro.


 

TI DEDICO I MIEI OCCHI

di Izet Sarajlic


Ti dedico i miei occhi, le mie labbra, i miei denti.
Le poesie? Che te ne fai delle mie poesie scritte perché non sapevo tacere?
Che te ne fai delle mie poesie che non ti possono amare?


Com'è bello che non siamo né uccelli né devoti all’imbrunire
e non abbiamo le ali ma le braccia.
L’ultima cosa che ci attende non può essere la nostra morte,
perché i desideri del nostro sangue da qualche parte devono continuare.

Tu sei una donna, piccola,
tu sei una piccola donna
e un immortale agosto ti ho portato nelle mie ballate.
Resta col mio ti Amo che sopravviverà a tutte le mie
lamentevoli nenie, a tutte le mie trasformazioni.
Resta accanto ai miei occhi.

Sopravviveremo a noi stessi, non solo nel tumulo delle nostre tombe,
perché abbiamo saputo, abbiamo saputo, teneri e superbi,
fuggendo dai coltelli e dalle granate uccidere gli angeli in noi
continuando a restare angeli.

Posteri, cercateci qualche volta seguendo un filo rosso,
solo i nostri corpi giaceranno sotto la terra muta,
ma calpestate piano,
per non ferire le nostre labbra,
e non pestate i nostri sguardi morti